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di Giulia Mancini

Ogni periodo della vita, con un po’ di immaginazione, si può associare a un sapore o un profumo. Per gli chef può essere un piatto e Luciano Monosilio si descrive così: “Panzanella, buona ma arrangiata da giovanissimo. Poi crudo d’oca, mela e senape quando l’azzardo della giovinezza mi accompagnava in cucina da Pipero, ad Albano. Foie gras e Campari per l’emulazione e il desiderio di crescita durante lo stage da Crippa, ad Alba”, la sua carbonara per quando è arrivata la stella Michelin da Pipero al Rex, e “un timballo di pasta al forno per questi anni di lavoro con Luciano – Cucina Italiana, anni di consapevolezza e concretezza”.

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